giovedì 14 marzo 2013

IL MISTERO DELLE OOAK

Penso di aver avuto una specie di dejavù di qualche vita precendente, la prima volta che ho visto un OOAK.
Incantata. Occhi fissi sulla creatura, su ogni sua curva, sulle perfette imperfezioni, su ogni dettaglio studiato e mai lasciato al caso. Ero come una bambina col naso appiccicato ad una vetrina di una pasticceria, si, direi che il paragone era proprio quello.
La prima OOAK apparsa per caso (niente accade per caso, ma questo è un altro affare) nella mia vita era lì e io non la potevo toccare. Non potevo constatarne il peso, la massa, non potevo verificarne la finezza e la superficie morbida o porosa. Non potevo sapere com’era. Non potevo immergere le dita nei suoi morbidi capelli. Ma saranno poi stati veramente morbidi? Non lo so. So solo che non riuscivo veramente a staccarci gli occhi di dosso. Le pupille si dilatavano e si restringevano come in preda ad una sostanza psicotropa, ero dopata da quella figlia dell’arte. Pura. Bianca. Amazing.
OOAK: ho un bisogno immediato di cercare questo nome su Google e trovare altro. Scoprire se esistono altri artisti che fanno queste preziosità. E come accade sempre googlando…  ecco che in pochi decimi di secondo mi si apre un mondo. Attorno a me non c’è più una cucina e un tavolo sul quale sono china, ma solo io e la pagina di google con un’infinità di immagini che mi stanno aspettando. Attorno a me il nulla assoluto, solo una piccola luce che proviene da sopra la mia testa, sospesa, che illumina la mia mente e mi gonfia il cuore di emozione. Non riesco a capirne il perché, ma è cosi.
O.O.A.K.= ACRONIMO DI “ONE OF A KIND”. Una per tipo. Pezzo Unico e irripetibile. Non duplicabile.
Le OOAK che mi attraggono sono principalmente OOAK Fairy e OOAK Mermaid  : rispettivamente Fate e Sirene. Sono creature alte circa 12 cm, dalla pelle chiarissima, create con una pasta polimerica modellabile particolare, che cotta in forno in vari step diventano delle vere e proprie sculture dall’aspetto fin troppo realistico.  Ali di fata dall’aria madreperlata o metallizata, code di sirene scintillanti, posate su basi handmade che riproducono spruzzi d’acqua che bisognerebbe toccarle per verificare la loro artificialità.
Alcune OOAK sembrano vive. Sembra che ti guardino. Sembra che abbiano un’anima. E secondo me alcune di loro…ce l’hanno.
Dopo qualche giorno arriva il mio pacco: all’interno tutto il necessario per far nascere la mia prima OOAK.  Arriva e sono quasi commossa. Ho quasi il timore di toccare la pasta modellabile ancora sigillata, le ciglia da applicare una a una con impensabile ricercatezza, precisione e mano ferma. La lana tibetana che andrà applicata sulla testolina… mi prendo un giorno di ferie dall’ufficio e mi metto li, a bocca aperta ad ascoltare con somma religiosità il corso in DVD che ho comprato e la cui insegnante è una delle mie preferite creatrici di OOAK.
Naturalmente il lavoro si prospetta duro, difficile, pieno di ostacoli e bastoni tra le ruote. Certo non mi arrenderò per quello. Dopo due giorni di lavoro finisco la mia prima OOAK e naturalmente dista anni e anni luce da quelle dei miei due artisti preferiti. I due artisti che creano le OOAK con l’anima. Gli unici due che – tra quelli che ho visto – riescono a dare vita, bellezza e unicità alle loro piccole, dolci, dispettosissime OOAK.
Ma sono soddisfatta. E ce la farò, ne sono certa. Presto avrò una mia OOAK.

Le foto pubblicate sono relative ai modellatori che ho citato nel trafiletto, se vi piacciono questi generi, vi consiglio di fare un giro nei loro blog dei quali metto il link.
E a presto… con la mia prima vera e viva OOAK